Si devono utilizzare le schermature di protezione durante gli esami?
La risposta breve è NO.
Sebbene utilizzate fin dai tempi in cui la radiologia muoveva i primi passi, il loro utilizzo è ormai considerato desueto e anzi sconsigliato dalle principali linee guida.
Cosa sono le schermature?
Le schermature di protezione sono dispositivi di sicurezza individuale, generalmente telini, gusci o schermi piombati che si posizionano su alcune parti del corpo come ovaie, testicoli, mamelle e tiroide, durante un esame radiografico o una TAC, nell’intento di proteggerli dai raggi X.
Perché non devono più essere utilizzate?
1 – Le attuali evidenze scientifiche relative ai rischi derivanti dall’esposizione ai raggi X mostrano che il beneficio dovuto alla presenza della protezione è minimo o nullo.
2 – L’uso di schermature può influire negativamente sull’efficacia dell’esame, per due motivi:
- l’uso di schermature può nascondere regioni anatomiche comportando rischi di errori o ritardi nella diagnosi, o la necessità di ripetere l’esame comportando ulteriore esposizione a radiazioni inutile.
- Le schermature interferiscono con i sistemi di controllo della dose presenti su tutte le moderne apparecchiature di radiologia inducendo un ingiustificato incremento della dose al paziente.
In una TAC, prima della scansione principale si effettua uno “scout”, una sorta di radiografia a bassa dose che serve per posizionare correttamente l’area da esaminare. Questo scout viene utilizzato anche dai sistemi di controllo della dose per regolare automaticamente l’energia del fascio, aumentandola quando attraversa le zone più dense del corpo e diminuendola dove i tessuti sono più morbidi, al fine di ottenere immagini di alta qualità con la minima dose necessaria. Le schermature di piombo vengono quindi riconosciute come zone di alta densità determinando quindi un aumento della dose di radiazioni.
Anche posizionare il telino di piombo dopo lo scout può essere controproducente. Le radiazioni diffuse, ovvero quelle radiazioni generate dopo aver interagito con i tessuti interni e che vengono riflesse in tutte le direzioni, possono “rimbalzare” contro il telino piombato e rimanere intrappolate nel corpo, invece di uscire nell’ambiente esterno.
Cosa è cambiato?
1 – Tecnologia
Grazie al miglioramento delle tecnologie la dose di radiazioni degli esami radiologici si è progressivamente ridotta negli anni. Per esempio la dose di radiazioni di una radiografia del bacino si è ridotta di almeno 10 volte dall’inizio del secolo fino agli anni 80, e di altre 6 volte fino agli ultimi anni.
2 -Fattori di peso e organi a rischio
Grazie al progresso delle conoscenze scientifiche, alcuni organi che in passato erano considerati ad elevato rischio di danni da radiazioni come le gonadi, oggi sono considerati meno vulnerabili.
Nella tabella seguente vengono riportati i “fattori di peso” utilizzati per calcolare la dose efficace. Il rischio relativo delle gonadi si è progressivamente ridotto negli anni, mentre quello della mammella è aumentato più recentemente.
Tecniche di riduzione della dose
Apparecchiature radiologiche
- corretta collimazione per ridurre la radiazione diffusa
TAC
- sistemi di riduzione della dose
- riduzione dei Kv
- ricostruzione con algoritmo iterativo
- riduzione del numero di scansioni
Radiologia interventistca
- riduzione del tempo di scopia
- riduzione frame/secondo
- riduzione numero di serie –
- attenzione alle angolazioni del fascio
- uso di collimatori asimmetrici
Raccomandazioni
Protezioni alle gonadi: sconsigliate
Per le gonadi la dose necessaria per causare infertilità è 100 volte superiore a quella di un esame radiologico standard. Una radiografia del bacino per esempio potrebbe comportare una dose da 0.1 a 1.0 mGy. Per alterare temporaneamente la fertilità maschile sarebbe necessaria una dose minima di 150 mG, mentre per causare sterilità permanente sono necessari oltre 3500 mGy nel maschio e 2500 mGy nella femmina.
E nei bambini? sconsigliate
Anche in questo caso, se non è possibile eseguire un esame alternativo, sono più efficaci le misure di modulazione e riduzione della dose già presenti negli apparecchi che l’utilizzo di protezioni individuali. Tuttavia, se il fascio di raggi X non deve attraversare direttamente il torace o l’addome (per esempio radiografie degli arti), le protezioni alle gonadi e alla tiroide sono ancora indicate.
Donne in gravidanza: sconsigliate
Nelle donne in gravidanza, se non è possibile eseguire in sostituzione un esame alternativo che non utilizza radiazioni ionizzanti, le protezioni individuali non sono raccomandate nemmeno dopo lo scout di una TAC, per i motivi spiegati precedentemente legati al “rimbalzo” della radiazione diffusa. Inoltre, il danno deterministico nel feto si può manifestare oltre i 100mGy, una dose mai raggiunta anche negli esami a maggiore dose come la TAC addome (che ha una dose dell’ordine di 5-10 volte inferiore la dose soglia di rischio).
Protezione della tiroide in mammografia: controverso
In mammografia l’utilizzo delle protezioni per la tiroide è controverso, gli studi più recenti consigliano l’utilizzo di protezioni nelle donne più giovani o nella tomosintesi
Protezione della tiroide in ambito odontoiatrico: possibile
L’utilizzo di protezioni durante esami come OPT o dental scan è consigliato soprattutto in ambito pediatrico.
- Documento-intersocietario-SIRM-AIFM-FASTER-2020-dispositivi-protezione-anti-X.pdf
- Doses to Patients from Radiographic and Fluoroscopic X-ray Imaging Procedures in the UK – 2005 Review
- van der Aart J, Hallett WA, Rabiner EA, Passchier J, Comley RA. Radiation dose estimates for carbon-11-labelled PET tracers. Nucl Med Biol. 2012 Feb;39(2):305-14. doi: 10.1016/j.nucmedbio.2011.08.005. Epub 2011 Oct 26. PMID: 22033023.