Elastosonografia

Indice

Che cos’è?

L’elastosonografia (o elastografia ad ultrasuoni) è una tecnica ecografica che sfrutta gli ultrasuoni per ricavare informazione sull’elasticità dei tessuti a scopo diagnostico.

Ci sono dei rischi o delle controindicazioni?

L’elastosonografia sfrutta gli stessi principi fisici alla base dell’ecografia e pertanto può essere eseguita senza rischi in tutti i pazienti.

Come funziona?

L’elastosonografia si basa sull’assunto che i tessuti patologici presentano proprietà meccaniche diverse rispetto a quelle del tessuto sano, questo a causa della loro differente composizione (grado d’idratazione, densità cellulare, presenza di collagene, eccetera). Tenendo a mente questo principio, si possono distinguere due tipi di elastografia ad ultrasuoni: elastosonografia di deformazione (strain elastography) ed elastosonografia ad onde di taglio (shear wave elastography).

  • Strain: L’elastografia di deformazione può essere eseguita secondo due tecniche. Nel primo caso l’operatore (il medico o il sonographer) svolge anche la funzione di attuatore meccanico, esercitando delle compressioni graduali sulla cute mediante la sonda. Nel secondo caso, la sonda produce un impulso ultrasonoro intenso e altamente focalizzato, di brevissima durata, che ha la funzione di spostare (per quanto impercettibilmente) le particelle che compongono il tessuto. In entrambi i casi la sonda è la stessa che si utilizza per un’ecografia standard e per questo motivo la procedura può essere eseguita visualizzando le immagini ecografiche “normali” in tempo reale. Partendo da queste immagini, il computer analizzan le differenze spaziali prima e dopo la compressione, calcolando la deformazione meccanica indotta nei tessuti e ricavandone in questo modo una stima indiretta della loro elasticità.
  • Shear wave: Nell’ecografia shear wave, si sfruttano invece le onde di taglio. Semplificando, il suono è un’onda che comprende oltre alla componente longitudinale di compressione e rarefazione (quelle alla base della sensazione uditiva) anche una componente di taglio, diretta trasversalmente alla direzione di propagazione. Anche le onde di taglio producono un impercettibile spostamento dei tessuti, che può essere sfruttato a scopo diagnostico. La velocità di queste onde, infatti, dipende dalla natura del mezzo che attraversano, ed è più veloce nei mezzi più rigidi e più lenta in quelli più elastici. Attraverso l’analisi dello spostamento tangenziale dei tessuti indotto dalle onde di taglio, la macchina ricava la loro velocità di propagazone e, tramite una formula inversa, l’elasticità dei tessuti attraversati.

Che informazioni offre?

Nel caso di una malattia cronica del fegato, per esempio, l’organo può andare incontro allo sviluppo di fibrosi (una specie di cicatrice diffusa), che lo rende più rigido e, in altre parole, meno elastico rispetto al fegato normale. L’elastosonografia permette di stimare la perdità di elasticità del tessuto e offre informazioni sulla progressione della malattia. Un altro esempio di applicazione è lo studio dei noduli neoplastici, che sono costituiti da una massa di cellule proliferanti con caratteristiche diverse rispetto a quelle del tessuto. In genere questi noduli si presentano più duri e compatti rispetto al tessuto sano circostante (per esempio, si pensi ai noduli mammari) e in questo caso l’elastosonografia fornisce un’informazione aggiuntiva per migliorare la caratterizzazione di questi noduli.

Quali sono le indicazioni più comuni?

Come documentato in letteratura, l’elastosonografia è stata applicata con successo in svariati ambiti che spaziano dalla caratterizzazione delle lesioni focali al monitoraggio della progressione di malattie croniche. Tuttavia, solo in alcuni di essi la tecnica si è affermata come parte integrante della routine clinica.
Attaulmente le indicazioni principali riguardano:
monitoraggio dei pazienti con malattia epatica cronica (virale, metabolica, eccetera) per lo studio della progressione della fibrosi (come alternativa al fibroscan)
tecnica complementare all’ecografia B-mode (tradizionale) nella caratterizzazione dei noduli tiroidei, prima di procedere all’agoaspirato
tecnica complementare all’ecografia B-mode (tradizionale) nella caratterizzazione dei noduli mammari, prima di procedere alle indagini di II livello

Come ci si prepara?

Non è necessaria alcuna preparazione specifica.

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