Cos’è?
L’ecografia è una metodica di diagnostica per immagini che sfrutta gli ultrasuoni per ottenere rappresentazioni delle strutture corporee a scopo diagnostico o per guidare procedure interventistiche.
La particolarità dell’ecografia è che una tecnica scopica, ovvero consente uno studio in tempo reale del corpo, a differenza di altre tecniche come la TC e la RM che prevedono una fase di acquisizione distinta dalla fase di interpretazione.
Come ci si prepara?
La preparazione varia a seconda del distretto studiato. Nel caso dell’ecografia dell’addome è necessario:
- Digiuno per almeno 6-8 ore prima di eseguite l’esame.
- Astenersi anche dall’assunzione di caffè, gomme da masticare e sigarette.
- Nelle due ore precedenti l’esame si consiglia di bere mezzo litro di acqua non gassata e non urinare: l’obiettivo è arrivare al momento dell’esame con un buono stato di distensione vescicale.
- Nei giorni precedenti l’esame si consiglia una dieta povera di fibre per ridurre il meteorismo intestinale (sbucciare la frutta, evitare cereali integrali e leguminose).
Come avviene l’esame?
Per l’ecografia dell’addome il paziente è sdraiato con la pancia rivolta verso l’alto e le mani dietro la testa. Durante l’esame può essere richiesto si girarsi alternativamente sui due fianchi. Inoltre, durante lo studio dell’addome superiore al paziente viene richiesto di compiere dei respiri profondi e trattenere l’aria per qualche secondo: questa operazione migliora la visualizzazione di alcuni organi addominali, e in particolare del fegato.
Per gli esami muscolo-scheletrici la posizione varia in relazione al distretto da studiare. Considerando a titolo di esempio gli esami più richiesti, in genere la spalla si valuta in posizione seduta, il ginocchio in posizione sdraiata. Durante l’esame può essere richiesto di compiere alcuni movimenti per valutare le strutture muscolari e tendinee in “dinamica”.
Come funziona?
L’ecografia si basa sul principio “impulso-eco”; la metodica sfrutta i principi fisici alla base dell’interazione tra fascio ultrasonoro e tessuti biologici per produrre rappresentazioni bidimensionali delle strutture corporee a scopo diagnostico.
In estrema sintesi, l’ecografia funziona così:
- Impugnando la sonda (o trasduttore), il medico ecografista direziona verso le strutture bersaglio un fascio di ultrasuoni.
- Quando il fascio US incontra un’interfaccia riflettente tra due tessuti con caratteristiche diverse questo viene riflesso, almeno in parte, verso la sonda, producendo un eco.
- Oltre a emettere le onde acustiche, il trasduttore riceve e decodifica l’impulso di ritorno (eco), che viene trasdotto in un segnale elettrico.
- Il segnale elettrico viene rielaborato dal corpo macchina per generare un’immagine ecografica, in scala di grigi e in due dimensioni, che viene rappresentata sullo schermo.
- L’operatore può regolare attivamente alcuni parametri di acquisizione per adattarli alle esigenze diagnostiche e alle condizioni di impiego, migliorando la visualizzazione delle strutture bersaglio.
La metodica ecografica comprende in realtà un insieme di tecniche basate sull’uso degli ultrasuoni, che rappresentano un’estensione delle possibilità diagnostiche dell’ecografia in “bianco e nero”. Queste tecniche comprendono il color-Doppler, l’elastosonografia e l’ecografia con mezzo di contrasto (CEUS). Se non altrimenti specificato, con il termine “ecografia” in ambito di medicina generale si intende la tecnica che offre una rappresentazione in bianco e nero delle strutture corporee (B-mode). Le altre tecniche (color-Doppler, elastosonografia, ecografia con mezzo di contrasto) trovano applicazione in svariati ambiti della medicina quando utilizzate in combinazione con la tecnica fondamentale, e per questo vengono anche definite tecniche complementari.
A cosa serve?
L’ecografia è una metodica estremamente versatile in quanto non invasiva, priva di rischi per il paziente, facilmente ripetibile, dal basso costo e molto diffusa sul territorio. Le applicazioni sono molteplici e comprendono:
- Valutazione dei pazienti con sospette malattie a carico degli organi addominali (fegato, cistifellea, milza, pancreas, reni, vescica, prostata, utero e ovaie, intestino).
- Rappresenta l’esame di imaging di primo livello per la valutazione di molti quadri sintomatologici comuni, per esempio: sospetta colica renale, sospetta colica biliare, dolore addominale di natura da determinare, ecc.
- E’ la metodica di elezione per lo studio della tiroide, delle ghiandole salivari e dei linfonodi.
- Monitoraggio delle alterazioni che si accompagnano alla progressione della malattia epatica e renale cronica.
- Studio dei vasi sanguigni e delle caratteristiche del flusso mediante tecnica eco-color-Doppler.
- Valutazione del paziente traumatizzato nel contesto di emergenza-urgenza.
- Metodica di primo livello per lo studio dell’apparato muscolo-scheletrico, in quanto possiede il grande vantaggio di consentire uno studio dinamico del distretto interessato.
- Viene utilizzare per guidare diverse procedure interventistiche.
- Applicazioni specialisitche includono l’ecocardiografia, l’ecografia ginecologica e l’ecografia fetale.
Quanto dura?
La durata dell’esame dipende da svariati fattori: estensione del distretto da studiare, tipologia di apparecchiatura utilizzata, adeguatezza della preparazione e caratteristiche costituzionali del paziente (specie per l’ecografia addominale), complessità del quadro ecografico. In genere un’ecografia muscolo-scheletrica dura circa 15 minuti. Per un’ecografia addominale nel paziente “ideale” possono essere sufficienti 15 minuti, ma casi di maggiore complessità possono richiedere anche 25-30 minuti per una valutazione adeguata. Lo studio con tecnica Doppler o elastosonografia a completamento dell’esame standard richiede in genere 5 minuti in più. Un’ecografia con mezzo di contrasto richiede in media 30-40 minuti. Queste tempistiche sono indicative e comprendono anche l’accoglienza del paziente e la raccolta dell’anamnesi (che è un passo preliminare fondamentale a qualunque indagine diagnostica).
Fa male?
L’ecografia è una tecnica non invasiva e non determina alcun tipo di sensazione dolorosa. Il paziente può provare, al più, una sensazione di “fastidio” durante l’ecografia della tiroide e durante l’ecografia addominale qualora le difficili condizioni d’esame richiedano di esercitare una maggiore pressione della sonda sulla superficie cutanea.
L’ecografia non utilizza radiazioni ionizzanti ma si avvale di ultrasuoni (suoni ad elevata frequenza).
Quanto tempo occorre per avere il risultato?
Poiché l’ecografia è una metodica in cui l’acquisizione delle immagini è guidata in tempo reale dall’operatore, sulla base dei reperti visualizzati nel corso dell’indagine, generalmente il medico è in grado di offrire un resoconto preliminare delle sue conclusioni alla fine dell’esame. Fanno eccezione rari casi di particolare complessità in cui è richiesta l’integrazione di informazioni non disponibili al momento della visita, o una discussione collegiale con altri specialisti. La compilazione del referto cartaceo può comunque avvenire in differita e dipende dalle scelte organizzative del centro medico di riferimento.